(Anti)minimalismo: il fattore umano e il caso di Paperblog


Nonostante molti di loro lo suggeriscano, di solito non dedico post agli aggregatori a cui iscrivo questo blog: non lo ritengo utile/interessante/piacevole per chi legge, ma soprattutto la considero una scocciatura enorme per me. Con Paperblog però il discorso è differente: oggi Paperblog compie un anno e da questa occasione è nato un post anti-minimalista, che porta un esempio di come non sempre "meno è meglio".


Forse lo conoscevate già, o forse ne avete sentito parlare qui su "L'Androide Minimalista" quando mi hanno regalato (piuttosto generosamente, ammettiamolo!) la prima pagina e lo spazio "autore del giorno". Per celebrare l'anniversario, oggi il sito pubblica interviste e contenuti dedicati all'evento dai propri iscritti, tra cui anche i miei. Non vi nasconodo che questo post è nato inizialmente per "pubblicizzare" l'iniziativa, ma si è poi rapidamente evoluto in qualcosa di autonomo, che dal compleanno del sito prende avvio, ma poi si inoltra per la sua strada. Una strada che parla di come il minimalismo, a volte, non sia affatto la scelta migliore.

Partiamo dalla base: cos'è un aggregatore? Wikipedia dice: 
Software o applicazione web che abbia il compito di ricercare informazioni o contenuti frammentati sul web e riproporli in forma aggregata per una migliore fruizione

In pratica, di solito gli aggregatori sono dei siti popolati in modo automatico da script più o meno raffinati, che vanno a recuperare le news dai feed dei blog iscritti e le formattano secondo la loro impaginazione, presentandone un estratto. Sono utili se si vuole accedere a svariate informazioni sulla stessa tematica in una sola schermata, se si vogliono scoprire blog e risorse della rete, se si ha poco tempo e si vuole una panoramica generale dell'argomento. Il più delle volte poi, sono utili ai possessori dei suddetti feed ancor più che ai loro lettori, perchè migliorano il posizionamento nei motori di ricerca ed aumentano la visibilità del sito. In teoria una bella trovata, ma basta fare un salto in alcuni degli aggregatori di questo elenco per scoprire che la sua traduzione pratica è spesso infelice.

Molti aggregatori non sono che pagine graficamente brutte, piene di pubblicità ed affiliazioni, che raccolgono una serie di testi e link praticamente illeggibili. Non servono a nessuno, se non ai bot che li scansionano ed indicizzano. Invece le pagine di Paperblog sono organizzate bene, piacevoli da scorrere e non cadono mai negli errori tipici delle routine automatiche, come i post doppi, l'impaginazione errata, i caratteri strani. Come fanno? Gliel'ho chiesto.

In particolare, della loro risposta mi ha colpito l'utilizzo dell'automazione:
Gli articoli arrivano sulle nostre pagine automaticamente, grazie ai feed; noi ci occupiamo di validare gli articoli, ossia di controllare se siano correttamente categorizzati, se non si tratti di plagio, e più in generale se i contenuti siano "appropriati" per così dire alle pagine di Paperblog. Generalmente, ci occupiamo noi di dare una categoria 'generica' al blog (ad esempio "tecnologia"). Gli articoli che arrivano da tale blog saranno quindi sempre presenti con il tag della categoria, e al momento di validare l'articolo ci occuperemo noi dello staff di eventuali sottocategorie o ricategorizzazioni. 

Le prime pagine e i focus sono ovviamente frutto del nostro lavoro; soprattutto per quello che riguarda la scelta dell'autore del giorno e degli articoli presenti nel riquadro principale. Solitamente annotiamo gli articoli e gli autori che ci hanno più colpiti per varie ragioni, e, dopo un breve brainstorming, decidiamo la composizione della prima pagina. La scelta degli articoli non è casuale; cerchiamo ad esempio che ci sia una certa coerenza tra gli articoli del giorno, seppur cercando di mantenere una certa freschezza e varietà.

Le nostre testoline si occupano, inoltre, della ricerca dei bloggers, delle relazioni personali con i bloggers e con gli interessati. Ci occupiamo quindi anche del customer care, e di affiancare gli utenti che dovessero averne bisogno durante la procedura (quella si automatizzata!) di iscrizione e di autentificazione del blog. 
La nostra differenziazione è l'umanità in primis!

Il segreto quindi è fattore umano.
Ci sono persone, non robot, a leggere, selezionare ed organizzare quello che viene presentato al pubblico. Ci sono persone, non pagine di FAQ, a rispondere alle mail di richiesta di supporto. Ci sono persone, e non classifiche automatiche, a decidere a chi e cosa dare evidenza. I robot, nella redazione di Paperblog, fanno il loro lavoro e niente più: svolgono task ripetitivi e sempre uguali. Indicizzano, fanno in meno di un minuto operazioni che un cervello umano farebbe in un giorno, raccolgono, aggiornano. Ma nessuno cerca di insegnare loro ad essere cretivi al posto dei loro "padroni" umani, o a saper selezionare cosa sia bello oppure no, o a distinguere cosa merita di essere letto e cosa sia invece migliorabile. 

Mi viene in mente un post che tempo fa ha fatto tanto discutere la community minimalista internazionale, in cui Ev Bogue profetizzava una società di Cyborg: non ci credevo allora e non ci credo adesso, il caso di Paperblog è un esempio del perchè. 
Il minimalismo, in particolare la sua interpretazione che ne do io in queste pagine, consiste anche nel delegare alle macchine i task ripetitivi, nel facilitarsi la vita con la tecnologia, nel passare meno tempo "funzionando" ed più tempo occupandosi di sè, nel sostituire molti oggetti con gadget tuttofare. Ma non nella sua estremizzazione. Il fattore umano è qualcosa di unico ed insostituibile, una potenzialità irrinunciabile in ambito personale e lavorativo, che sa differenziare un'iniziativa da tutte quelle a lei concorrenti. 

Forse non è minimalista lavorare tutto il giorno davanti a uno schermo.
Forse non è minimalista nemmeno revisionare una mole enorme di informazioni invece di delegare interamente il compito al computer.
Forse non è minimalista nemmeno rispondere di persona alle richieste degli utenti, invece che indirizzarli a una pagina preconfezionata di soluzioni standard.
Ma forse a volte, la differenza tra un prodotto ordinario ed uno speciale sta proprio in questi dettagli.



NOTA
L'analisi di un caso di successo è sempre, per forza di cose, di parte. Ho espresso una mia preferenza per il metodo di lavoro del soggetto in analisi, ma spero che, nonostante questo, il post non appaia come un messaggio pubblicitario, perchè non vuole esserlo. Se la vostra impressione è differente dalla mia, esprimetela nei commenti: proprio perchè non è una pubblicità, è possibile dissentire e ribattere. Potrebbe nascerne una discussione interessante.


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1 commento:

  1. Aggiornamento: articolo selezionato per la prima pagina della sezione "Tecnologia".

    Guarda lo screenshot!!

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