Il minimalismo è roba da ricchi?


Ridurre, eliminare, semplificare... bello, ma a volte mi trovo davanti a realtà che mi fanno realizzare quanto poter scegliere di vivere con poco sia un privilegio non concesso a tutti.

F. ha una cantina piena di oggetti che non usa. "Perchè non li butti?", gli ho chiesto; "Perchè potrebbero servirmi in futuro. Quando non hai avuto abbastanza, ci pensi due volte prima di buttare qualcosa".
Anche R. ha un box pieno di oggetti che non usa, ed anche a lui ho chiesto perchè non se ne liberasse. "Perchè se in futuro mi servissero, non potrei permettermi di ricomprarli", è stata la sua risposta.

Probabilmente questo è un post provocatorio, che racconta un aspetto parziale della realtà e lo dipinge con linee forse troppo semplici. Ma è anche una trasposizione sincera di alcuni pensieri su cui mi trovo a riflettere da un po'.
Il minimalismo, o forse il suo lato che a me è più vicino e che più vivo in prima persona, non è accessibile a tutti. Me ne rendo conto sempre più, sebbene possa sembrare un controsenso. Se da un lato è vero che non accumulare oggetti e non comprare solo per il gusto di farlo fa risparmiare, così come è anche vero che alcuni si avvicinano ad una vita più semplice proprio perchè in tempi di crisi si trovano obbligati a ridimensionare le proprie abitudini, dall'altro essere minimalisti richiede un modo di ragionare che germoglia solo da un certo tipo di terreno.
"Poter" essere minimalisti non è solo un fatto di soldi, è questione di mentalità. Per entrare nella mentalità del minimalista, o almeno di chi si avvicina a questo stile, credo occorra un certo livello di benessere iniziale, altrimenti l'idea che "meno è più" resta uno slogan che sa un po' di puzza sotto il naso.

Per eliminare, devi prima avere.
Sarà forse scontato, ma per decidere di eliminare prima devi possedere. Chi si trova a dover affrontare spesso il desiderio di comprare qualcosa e doverlo frenare perchè non ne ha la possibilità, non si sognerà mai di scegliere il minimalismo. Magari vivrà con poco, ma lo farà desiderando di avere di più.
Chi non è certo di poter comprare ciò di cui avrà bisogno in futuro, ci pensa due volte prima di liberarsi di qualcosa... non si sa mai!
Portarsi in giro un gioiellino tecnologico (tanto per fare un esempio che mi riguarda in prima persona) che in pochi centimetri e pochi grammi ci fa da navigatore, macchina fotografica, videocamera, cellulare, agenda e walkman, non è alla portata di tutti. Non devi essere milionario per permettertelo, ma è comunque un lusso.
Ripensare l'arredamento di casa per rendere l'ambiente domestico più semplice, in molti casi ha dei costi, perchè significa cambiare qualche mobile o dotarsi di accessori appositi. I gusti minimalisti prevedono pochi oggetti, ma quasi sempre quel poco che c'è, perchè stia bene e sia di bell'aspetto, deve essere scelto con cura,  e magari a volte costa un po' di soldi o un bel po' di tempo per andare a scovare proprio l'occasione che fa per noi, che non tutti hanno.
L'utilizzo del digitale per minimizzare gli oggetti necessari nella nostra vita pone una barriera di apprendimento e di abitudini che tagli fuori la fetta di popolazione meno in confidenza con la tecnologia.

Gli esempi che si potrebbero fare sono infiniti.
Ma al di là dell'aspetto pratico, la ricerca di una maggiore semplicità non nasce proprio, per forza di cose, dal possedere in abbondanza? Chi non conosce il superfluo (o non lo può sperimentare per mancanza di mezzi) che senso può vedere nel minimalismo?
Le persone più genuinamente minimaliste che ho conosciuto nella mia vita non sapevano di esserlo. Non consideravano il loro modo di vivere, che detto tra parentesi rappresenta per me un esempio da seguire ed in molti casi un modello di riferimento, nulla di speciale o elaborato, e sono certa che, se qualcuno avesse loro suggerito di parlarne in un blog, lo avrebbero preso per matto. Credo che queste persone avrebbero giudicato gran parte della corrente minimalista che si sta sviluppando ai giorni nostri un movimento un po' snob fatto di locali semi-vuoti, mobili senza decorazioni nè soprammobili e gente dalle strane abitudini.

Lo dicevo in apertura: questo è un post provocatorio.
Il suo senso non è dimostrare che il minimalismo è solo apparenza o che è un gioco da ricchi o una moda da borghesi che vogliono sentirsi spirituali, bensì mostrare che basta poco perchè lo diventi. Basta un niente perchè la semplicità scivoli in banalità, in estremismo o in snobbismo, e se dovesse succedere sarebbe un vero peccato.
Il senso del minimalismo è interiore, la sua valenza non è visibile, il suo peso non si misura in oggetti che non possediamo. Quello che fa un minimalista sono i pensieri, le consapevolezze, le scelte, le riflessioni.
E il senso del minimalismo, forse, sta anche nel farsi domande scomode.
Come questa.



Sempre su "L'Androide Minimalista":

13 commenti:

  1. Molto vero, Elisa! Ma è anche molto vero, all'altro lato dello spettro, che molti, troppi, ormai hanno priorità completamente sfasate. Giudicano indispensabili, spendono, tante volte si indebitano, per cose come una TV da 42 pollici, o una macchina completamente sproporzionata rispetto alle loro esigenze. Poi si lamentano di non riuscire ad arrivare a fine mese...
    Mi sa che prenderò spunto da questo post per scriverti una "risposta" sull'argomento :)

    RispondiElimina
  2. Un ottima riflessione.

    Ma sembra che lo step sia molto avanti.

    La maggior parte delle persone anche i meno abbienti ricorre ai debiti per avere le cose.

    RispondiElimina
  3. Come anticipato nel suo commento, Laura ha scritto la sua risposta al tema trattato in questo post.

    La potete leggere qui: L’altra faccia della medaglia

    RispondiElimina
  4. senza dubbio per poter eliminare devi prima possedere, ma a mio parere non è detto che la ricerca di semplicità debba nascere dal possedere in abbondanza in prima persona; il superfluo lo puoi anche assimilare per osmosi, senza possedere materialmente. Il possesso materiale delle cose sicuramente può accelerare la ricerca del minimalismo, ma non credo sia la condizione essenziale.

    RispondiElimina
  5. davvero un bel post :D

    RispondiElimina
  6. Arrivo qua dal post di Laura su Minimo.
    Mi cogliete proprio nel momento in cui, dopo aver letto il libro di Simone Perotti, mi sono un po' seccata perchè, lì per lì,mi è venuto da pensare che a fare il downshifting facendo lo skipper sono capaci un po' tutti. Io non sono ricca,non lo sono mai stata, e se tanto mi dà tanto mai lo sarò;in ogni caso non mi manca niente, sono anni che non cambio cellulare,mi faccio la polvere dentifricia in casa e sopravvivo benone però...anch'io mi sono chiesta: sta cosa non sarà una roba da ricchi? una moda? se devo basarmi su certe affermazioni,io non potrò mai "decrescere". E, in realtà, io sono pienamente convinta di tutta una serie di cose rispetto alla decrescita, ma ancora non maneggio bene certi punti di vista... e giuro, non sono invidiosa (un po' sì,dai :-) ) e non sono impastoiata più di tanto nelle necessità del tv a 42 pollici...Mi aiutate a capirci di più?

    RispondiElimina
  7. Ciao Elena, benvenuta sull'Androide!
    In effetti ti confesso che anche la mia prima riflessione sul downshifting di Simone è stata simile alla tua: con da parte un buon fondo emergenze e andando a far lo skipper sembra più facile... Però credo che l'esperienza di Simone, come quella di tutti i "downshifter" che rendono pubblico il loro percorso, non sia tanto importante come modello pratico da imitare, bensì come modo di pensare. Come dimostrazione che si può anche uscire dal coro, che se non ti va bene la tua vita la puoi cambiare, che non devi per forza pensare come tutti gli altri.

    Il mio articolo, l'ho detto in apertura e lo ripeto, non è una dimostrazione dello snobismo dell'essere minimalisti, anzi. Vuole essere un monito contro il pericolo di lasciar cadere in banalità un movimento che invece nasce da dentro e dal profondo. Il minimalismo non è uno sfizio da ricchi (anch'io non sono mica milionaria!), e non è giusto che diventi una moda per questi ultimi.

    Dal tuo messaggio mi è parso di capire che ti stai avvicinando a riflessioni "minimaliste", sebbene ancora tu non abbia ben capito se ti ritrovi in questi punti di vista o meno. Ognuno ha il "suo" minimalismo ed il suo modo di viverlo, e per fotuna non serve avere lo stipendio da top-manager per ricercare una maggiore semplicità e consapevolezza nel quotidiano. Interrogarsi, incuriosirsi e sapersi osservare, proprio come mi pare stia facendo tu, è l'inizio di qualsiasi cambiamento... magari anche uno verso il minimalismo, chissà.


    PS:
    Sono felice di aver scoperto le tue pagine grazie al link nel tuo nick, passerò a trovarti.

    A rileggerci presto!

    RispondiElimina
  8. Grazie della bella risposta!
    In realtà,più che altro mi stupisce potermi definire "minimalista" da sempre, da quando ero ragazzina...ecco perchè forse non capisco l'approccio iniziale di qualcuno. Concordo, dopo una buona riflessione e il piccolo disappunto di partenza, che quello che importa è non tanto il "come", ma il "perchè" ...avanti così! (me lo dico da sola...) ;-))

    RispondiElimina
  9. Spesso mi sono fatta questa domanda e sì, credo che malgrado tutto, sia stata la possibilità/necessità che abbiamo avuto di eliminare a farci rendere conto che il minimalismo poteva essere un modo di vivere. Neanche io sono ricca, da piccola lo ero in parte perchè, eravamo negli anni '80 e c'era il boom economico, non ero ricca ma benestante, oggi ho rinunciato per necessità e con piacere a molto. E' stata una sorta di purificazione, disintossicazione che nasceva un po' dal famoso 'di necessità virtù', questa frase me la ripetono in molti, non mi piace tanto, ma alla fine è da un po' da questo che è nato il mio minimalismo. Credo che molte persone oggi possono provare questa sensazione proprio per quello che diceva Mario, indebitarsi era diventato un uso comune e l'obiettivo era solo quello di 'possedere di più'. Oggi sono 'grande', mamma, lavoro ma non guadagno molto e tiro avanti con serenità facendomi forte del fatto che inventare, procreare e comunicare siano tre 'cose' che nessuno mi potrà mai togliere. Il minimalismo potrebbe essere una cosa da ricchi ma dopo due chiacchiere con un (solo ricco) finto minimalista ti accorgi subito che qualcosa non va, lui dopo 2 mesi avrà cambiato 'filosofia' e si sarà dimenticato tutti i discorsi fatti. Triste, e assolutamente contro lo spirito caparbio e positivo dei minimalisti, no?

    RispondiElimina
  10. Sicuramente è un bel post, che comunque la si pensi fa pensare.
    Devo dire che non mi trovo molto d'accordo e in particolare rispetto ad una frase. Non voglio legarmi solo ad un fatto ma sembra fatto apposta per evidenziare come non credo debba essere concepito il minimalismo:
    "Ripensare l'arredamento di casa per rendere l'ambiente domestico più semplice, in molti casi ha dei costi, perchè significa cambiare qualche mobile o dotarsi di accessori appositi. I gusti minimalisti prevedono pochi oggetti, ma quasi sempre quel poco che c'è, perchè stia bene e sia di bell'aspetto, deve essere scelto con cura..."

    Leggendolo ho pensato che fosse percepito solo come una moda.
    Io parto dal presupposto che se hai già l'arredamento che senso ha cambiarlo? pensarlo trovo già di perse un controsenso.
    Io vedo nel movimento del minimalismo, mischiandolo con quello della decrescita e downshfting (anche qui faccio fatica a delinearne bene le differenze), un modo di diverso di essere. Non vuol dire accontentarsi a vivere con poco ma riuscire a risvegliare quella sana parte di noi legata a dei valori che stanno poi alla base della semplicità. Tornare ad essere più semplici è per me la risposta più convincente alla regola che questa società ci impone produrre-consumare e poi produrre di più per consumare di più!!!
    Si può dire basta o almeno limitare questo circolo vizioso; poi ci si accorgerà di come è bello fare una passeggiata, una piccola gita o anche solo una "pizzata" fatta in casa con tutti gli amici.
    Non sono le cose che ci rendono ricchi ma quello che abbiamo dentro.

    ermanno

    RispondiElimina
  11. Ciao Ermanno, grazie del tuo commento.

    Di base concordo con te, il senso di questo post è infatti evidenziare come il minimalismo possa facilmente scivolare in moda o in movimento per ricchi che vogliono darsi un tono "zen".

    Anch'io non penso che riarredare casa sia alla base dello spirito minimalista, ma non si può negare che il "decluttering" (sbarazzarsi della fuffa, insomma) sia strettamente legato a molti percorsi di riduzione.
    Non a tutti, ovviamente: ognuno ha il suo iter e la sua interpretazione, ma non mi è sembrato a sproposito menzionarlo.

    RispondiElimina
  12. Exodus ha una modalità espressiva fuori dal comune, talvolta eccede, ma non posso che quotare. :-)

    RispondiElimina
  13. Ciao Exodus, grazie per la riflessione.
    Concordo per la maggior parte delle cose, specialmente sulla conclusione, che ha ben colto lo spirito del mio post. 

    A rileggerci presto!

    RispondiElimina