Minimalismo e decluttering "interiore"


Vuotare gli armadi, tenere la casa ordinata e libera da roba inutile, decluttering e organizzazione... sono tutte operazioni esteriori. Fanno bene, non ci piove. Probabilmente aiutano anche ad apportare cambiamenti più profondi, adattare lo stile di vita pratico al concetto teorico, trasporre in azioni i propositi.
Ma da sole non significano nulla.



Già ho detto diverse volte quanto consideri il minimalismo uno stile di pensiero ed una condizione mentale, prima che uno stile di vita e di espressione esteriore. Secondo me il minimalista "vero" è quello che ha spazio e ordine dentro di sè, prima che intorno, e che sa distinguere cosa buttare e cosa tenere tra i suoi pensieri prima che tra la sua roba.
Durante il mio percorso però, mi sono resa conto che essere minimalisti dentro è molto, ma molto più difficile che esserlo fuori. Il bisogno di decluttering, ultimamente, lo sento più in testa che intorno e questo mi ha portata a fermarmi e fare alcune considerazioni.

  • L'ordine esteriore non compensa il disordine interiore: vivere in locali ordinati e minimalisti fa bene ed è piacevole, ma non significa nulla, se il caos è interno. Se siamo noi i primi ad essere disordinati, la perfezione e l'armonia esteriore non possono regalarci vero benessere: al massimo ci distraggono, o peggio ancora ci illudono.

  • Liberare spazio interno è più faticoso: i pensieri sono un po' come i mobili... se ce ne sono troppi non ci si muove più. Ma arredare con gusto la propria mente è un'arte complessa e a volte faticosa: lasciar andare i pensieri, anche quando non ci servono più, non è semplice e richiede uno sforzo ed un'auto-analisi non indifferente. Toglierci di dosso un vecchio rancore, o imparare a convivere con un ricordo sgradevole, equivale a buttar fuori un divano ingombrante: non passa dalla porta e va smontato. Una sudata... ma anche un bel miglioramento!

  • Minimizzare è un toccasana per la mente e per il cuore: con la mente libera si pensa meglio. Lo si sa, lo dicono tutti... ma io lo ripeto. Il grosso problema è... lasciare da parte il problema! Una volta che la mente è vuota c'è spazio perchè la soluzione prenda forma. Inoltre, così come per il cervello, anche il cuore è un organo che necessita spazio: non perdere tempo con sentimenti non costruttivi è il segreto (almeno per me) per una vita migliore.

  • Semplificare... ma non troppo: la vita non è semplice. Non c'è niente da fare, la complessità dell'esistenza è proporzionale al numero di relazioni e interessi e scendere al di sotto di un certo livello di caos esistenziale implica abbandonare alcuni contatti e piaceri che invece ci fanno bene. L'ascetismo non è cosa per tutti, di certo non lo è per me, quindi ok alla semplificazione, ma non al taleban-minimalismo. "Semplifica tutto il possibile, ma non di più", diceva Einstein; "oppure rimpiangerai ciò che hai abbandonato", aggiungo io.

  • Mantenersi elastici: scegliere il minimalismo è soggettivo e personale. Essere minimalisti è una scelta di vita: nessuno può impedirci di farla, ma nessuno è obbligato a seguirci. Percorrere una strada da soli può essere forse più complesso che in due, ma questo non ci autorizza a forzare alla riduzione chi ci sta attorno. Rispettare le esigenze e gli spazi altrui è una base irrinunciabile per permettere la convivenza di minimalisti e non.


E voi, che ne pensate? Anche le vostre esperienze "minime" sono simili alla mia?


Nota 1: sono giorni che pensavo di trattare questo argomento, ma non riuscivo a decidere come iniziare nè cosa dire. Sarà perchè mi tocca personalmente e dunque è più difficile parlarne in modo strutturato, o forse perchè è di per sè un argomento complesso... fatto sta che affrontare la stesura di questo post è stata un'operazione macchinosa. Non siate pertanto troppo critici sui miei appunti, perchè sono proprio e solo questo: annotazioni del tutto personali su una tematica condivisa. Niente vangelo del minimalismo, solo un'esperienza come un'altra!


Nota 2: con singolare parallelismo, anche Laura di "minimo." in questo suo post ha trattato lo stesso argomento. Date uno sguardo, come tutto il suo blog, anche questo post merita cinque minuti del vostro tempo!



Sempre su "L'Androide Minimalista":

5 commenti:

  1. D'accordo su tutto, in particolare sulla difficoltà di liberare spazio interiore. Credo sia faticosissimo, e che richieda veramente tanta consapevolezza e forza di volontà.

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  2. Completamente in accordo anche io.
    Ulttimamente poi mi viene da pensare che, per quanto più difficile, il decluttering dovrebbe essere prima interiore, proprio come l'atteggiamento minimalista.

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  3. Da soli, poi, è un casino.Senza "sponde" famigliari con le quali confrontarsi,da dove cominciare? Con cosa? Quali sono realmente i pensieri che vanno lasciati, quali vanno organizzati nelle loro belle scatolette, quali vanno perseguiti? Cosa è realmente importante?(sembra facile a dirsi, ma poi la confusione regna sovrana) Per fortuna (per me,eh?!), esiste la meditazione:un bel momento di stacco e silenzio nel quale riprendere le fila di almeno un concetto...

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  4. Elena, hai perfettamente ragione, condivido in pieno.
    Sia sulla difficoltà di affrontare da soli un cammino di riduzione "interiore", sia sull'importanza di aiutarsi con la meditazione.

    Ottimo consiglio da associare a questo post, grazie di averlo fatto!

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  5. Nel farvi i complimenti per l’espozione di queste importanti tematiche, vi segnalo un mio libro, recentemente pubblicato da “AltroMondo” di Padova, che analizza proprio tali concetti. Il titolo del Libro è: “Less is More… Sorella Luna”. Il libro si può acquistare on-line, sul sito http://www.altromondoeditore.com/shop/home/detail/859 oppure, tra qualche settimana, anche nelle librerie. Ordinatelo on-line, o nella vostra libreria di fiducia, al costo di 13 euro. spese incluse. Saluti. Pietro.

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