L'opposto del minimalismo: le farm di contenuti tutti uguali



Sapete cos'è una "content farm" o "content mill"? 
L'esatto opposto del minimalismo nel mondo di internet.

Partiamo dalle basi: ecco un estratto della definizione del glossario informatico di Pc Facile:

Una Content Farm è un'azienda che si occupa di generare "contenuti", ad esempio notizie, commenti a fatti di cronaca, "how to", racconti, recensioni, ecc.
Gli articoli sono scritti dietro compenso, da migliaia di persone (i cosiddetti "writers") e vengono caricati su pagine web dedicate, di proprietà della medesima società oppure di un cliente che li commissiona.

Lo scopo di queste aziende è produrre un gran numero di pubblicazioni, anche migliaia ogni giorno, al minor costo possibile e con il fine di generare materiale "abbastanza valido" da essere indicizzato dai motori di ricerca.
Dal momento che il motore di ricerca considera un risultato tanto più valido quanto più numerosi sono i collegamenti ad esso, i molti articoli simili sul medesimo tema lo inducono a proporre queste pagine ai primi posti nelle liste dei risultati. 


Per chiarire il concetto, OnlineMBA.com ha pubblicato un infographic che analizza l'esempio di Demand Media (qui a sinistra in piccolo, click per ingrandire).

Da notare tra le altre cose:

  • le logiche impiegate per la generazione dei titoli per cui scrivere articoli, dettate da algoritmi i cui risultati automatici sono raffinati in un secondo momento da revisori umani
  • la paga per il creatore di contenuti (15$/articolo, freelance), piuttosto bassa per poterne ricavare uno stipendio in media con il mercato, contrapposta al fatturato bilionario della società
  • secondo le statistiche, i principali writer sono persone che vogliono arrotondare lavorando da casa, non specialisti dell'argomento trattato
Per curiosità ho visitato la home page di recruiting di Demand Media 
 e sono stata accolta da una bella paresentazione, che mi allettava promettendo di far leggere i miei articoli a migliaia di utenti, su siti importanti e rinomati, guadagnandoci anche qualcosa.
Per fortuna non scrivo per soldi e non desidero farlo, quindi la loro pubblicità su di me non ha presa, ma devo ammettere che sanno catturare l'attenzione. 


Il business dietro le content mills è uno dei principali imputati per lo spam interno ai motori di ricerca, per la perdita di importanza e rilevanza delle informazioni a cui l'utente del web riesce ad accedere, per l'affollamento della rete con contenuti superficiali, non specializzati e privi di utilità.
In pratica, l'esatto opposto di quello che un web "minimalista", pur senza estremismi, dovrebbe essere.

Per porre rimedio a questo stato di cose, Google ha dichiarato che saranno approntati nuovi algoritmi di ricerca, volti a filtrare i contenuti non significativi che le content mills riversano nel web. Ma c'è da chiedersi: gli Add che pagano le mills vengono in gran parte dal circuito Google... Mountain View si darebbe la zappa sui piedi filtrando le pagine del proprio circuito pubblicitario, dunque la soluzione applicata quanto radicale potrà mai essere? 



Come spesso accade nei miei post provocatori, anche questo non è stato scritto per dare risposte o proporre soluzioni. L'idea è come sempre quella di far riflettere, sollevare un po' di polverone, accendere un riflettore (o un lumino, a seconda del punto di vista). Per diffondere conoscenze che credo possano aiutare a capire meglio cosa vediamo quando navighiamo e da dove vengono i contenuti del nostro browser.





Immagine:  'Beef Portrait'






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7 commenti:

  1. Proprio ieri mi ha fatto venire acido allo stomaco uno di questi siti, primo su google cercando una funzione specifica di Wordpress.

    Ho accantonato per qualche minuto il mio problema e ho impiegato il tempo a cliccare ripetutamente TUTTI i link adsense che ho trovato. Se facessimo in questo modo in tanti avremmo un'ottima applicazione della legge del contrappasso.

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  2. "ho impiegato il tempo a cliccare ripetutamente TUTTI i link adsense che ho trovato"

    Mmm.... così però hai fatto guadagnare sia la farm che probabilmente Google. Una formula degli AdWords infatti è proprio il "pay per click": il cliente paga l'attivazione del servizio e poi paga un tot per ogni click ricevuto.

    Sicuro sia stata una buona mossa?

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  3. So come funziona AdSense.

    E so che ci sono sistemi automatizzati che bannano l'account se si accorgono di clic fraudolenti o automatizzati.

    Il ban non fa perdere tutti i guadagni accumulati e non ha possibilità di redenzione.

    Forse così ha più senso quello che faccio (oggi ne ho trovato un altro).

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  4. Quindi, se ho capito, il tuo intento sarebbe di far bannare la farm simulando click fraudolenti?

    Io non conosco bene come te i meccanismi AdSense, ma mi chiedo: quanti ne servono per raggiungere una quantità sospetta, in proporzione a tutti quelli che ricevono giornalmente?

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  5. Aggiungo il link ad un post di Downshiftingbaby, che va proprio a braccetto con questo:
    Una questione di Seo writing

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  6. Non so quanti ne servano e non credo sia possibile saperlo.

    Sospetto che siano algoritmi di IA interni a Google a segnalare un allarme che viene poi vagliato da un essere umano.

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  7. Sospetto che siano algoritmi di IA interni a Google a segnalare un allarme che viene poi vagliato da un essere umano.

    Credo anche io funzioni così.
    E quindi torno a chiedere... non avrai fatto solo un favore a Google ed alla farm, cliccando quanti più annunci AdSense potevi?

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