"Less is more... Sorella Luna": intervista con Pietro Francesco Nicolai

Less is More (Il meno è più) rappresenta il grido di speranza dell’uomo moderno, per potersi liberare dal rumore e dalla zavorra che lo opprimono, e riscoprire così, anche con l’ausilio del progresso e della moderna tecnologia, la sua dimensione interiore, per potersi dedicare di più alla famiglia, ai vari hobby, recuperare il senso della Vita e della Natura nelle sue varie forme. 

Altro Mondo Editore ha pubblicato da poco un libro intitolato "Less is more... Sorella Luna", la cui sinossi mi ha colpita per il passaggio qui riportato. 
Ho contattato l'autore dell'opera, che ha risposto ad alcune domande per "L'Androide Minimalista", esponendo la sua analisi del minimalismo in una riflessione profonda, matura e personale. 
Spero piacerà anche a voi leggerla quanto è piaciuto a me.

[Questo post è particolarmente lungo ed il tempo è tiranno, lo so... In caso non aveste modo di leggerlo tutto in una volta, non lasciatevi scoraggiare: utilizzate Instapaper, oppure mettete un segnalibro su questa pagina.]



Pietro, iniziamo parlando della tua storia con il minimalismo. Come lo hai conosciuto e come lo hai vissuto? Ti definisci un "minimalista"?

Essere “minimalista”, o meglio professare il “minimalismo”, significa assumere una posizione di autodifesa da tutti quegli elementi che percepiamo come estranei alla nostra vocazione culturale e ad una percezione armonica della vita. Minimalista si diventa, ma il punto di partenza è scritto nel nostro “codice genetico”, e il contesto socio-culturale fornisce comunque un suo contributo.

Per quanto concerne la mia storia, il mio “incontro” con il minimalismo è stato favorito da una spiccata curiosità per i “meccanismi” che regolano i fenomeni della Natura (vita animale e vegetale, la terra, il vento, la pioggia, l'acqua, il fuoco...) e per le invenzioni dell'uomo, nei vari ambiti scientifici e tecnologici. Questa visione duale mi ha fatto “scoprire le carte”: qualsiasi azione dell'uomo sottrae risorse alla Natura e, per una convivenza sostenibile, bisogna man mano restituire ciò che sottraiamo; ciascuno di noi ha dunque il diritto ed il dovere di consumare quanto basta, per non dover pagare gli interessi di un “prestito esagerato”.
Vi è mai capitato di avere un debito, e di pensare a quando e come restituirlo? Magari non dormiamo la notte, tormentati dal pensiero, oppure siamo così spensierati ed incoscienti che non ce ne importa più di tanto, e quindi dormiamo comunque. Sia nell'uno che nell'altro caso c'è uno squilibrio tra creditore e debitore; non era forse meglio non avere il debito? Con lo stesso spirito bisogna rapportarsi con la Natura, senza megalomani velleità di supremazia.

Molte risorse personali, così come alcune azioni, sono ridondanti ed inutili per il conseguimento di un benessere reale, svincolato da logiche di arrivismo e di rivalità sociale. Per raggiungere uno stato di benessere è dunque necessario svincolarsi da queste logiche comuni, sforzarsi il più possibile per uscire fuori dal conformismo sociale ed assumere un proprio autonomo carattere. Così facendo si riscopre il senso del tempo e delle azioni, si riesce ad apprezzare ciò che veramente piace, ad uscire dal “girotondo” e a camminare per la “retta via”, per avere l'opportunità di esplorare nuovi orizzonti e nuove emozioni.
Naturalmente essere minimalista significa seguire una tendenza; non possiamo mai raggiungere uno stato di pieno benessere e di pura felicità, ma proprio questo è il bello della vita: l'essere coscienti di avere un ruolo, e di dover lottare sempre per difendere questo ruolo, per noi e per i nostri figli.

Sono dunque un minimalista, nel senso descritto. Personalmente cerco di affinare le mie tecniche giorno per giorno; in cucina, per esempio, ho a portata di mano le stoviglie strettamente necessarie; il resto delle stoviglie le ripongo nella credenza e le riservo per gli ospiti... possiedo un cavatappi e non sono tentato ad acquistarne altri, anche se costano poco o me li regalano; possiedo soprammobili e quadri che rispecchiano i miei gusti del momento e non l'intera mia storia. La mia casa è a misura per le mie attuali esigenze, e non mi manca nulla; se cambieranno, in futuro, le esigenze, cambierò anche la casa con tutto il suo contenuto, senza il rischio di metterci le radici e di sentirmi un albero in una scomoda serra.
Essere minimalista non significa, quindi, condurre una vita raminga, privarsi delle cose ed accontentarsi di ciò che si ha; al contrario, è una continua ricerca di qualcosa in più, della propria dimensione spirituale, non necessariamente solo quella religiosa; essere minimalista significa, in altre parole, svincolare le nostre reali volontà dalle mode e dalle consuetudini del momento, pensare e fare, con i dovuti limiti, quello che noi vogliamo veramente, senza agnosticismo, egoismo o alienazione, nel rispetto degli altri ma soprattutto di noi stessi.


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"Less is More... Sorella Luna" è un titolo di assonanza francescana. Perché lo hai scelto?

E' un titolo composto da due parti, Less is More e Sorella Luna, separate dai puntini di sospensione.
Less is More (il meno è più) è una celebre frase, comunemente attribuita all'architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe, vissuto nello scorso secolo, noto soprattutto per la sua architettura unitaria, essenziale ed armoniosa, comunque ricca di dettagli (altrettanto conosciuto è l'altro suo motto: God is in the details, Dio è nei dettagli). Alcuni storici dell'architettura, attribuiscono la frase Less is More ad un altro architetto tedesco, Peter Behrens. Nello studio di  Behrens lavorò e si formò anche Mies van der Rohe, nei primi anni della sua attività; ci fu, pertanto, una certa influenza reciproca nella concezione filosofica dell'architettura. In realtà la frase Less is More la scrisse, per primo, il poeta britannico Robert Browning, nel monologo drammatico Andrea del Sarto, pubblicato nel 1855 (prima della nascita dei due architetti sopra citati). In quest'opera  Browning si ispira al pittore fiorentino rinascimentale Andrea del Sarto. Browning rimproverava al pittore il suo carattere, troppo umile e privo di ambizioni, che non gli consentiva di elevarsi e di raggiungere la perfezione; egli poteva accettare ciò che la vita gli aveva concesso, ma non (con le parole riportate nel monologo) che il traguardo di un uomo deve superare la sua portata. All'interno del dialogo viene citata la frase Less is More, che a me piace pensare come un inno all'elevazione spirituale per raggiungere la massima espressività artistica. 
Less is More è anche lo slogan adottato da un movimento minimalista moderno che si autodefinisce Generazione Zero, un movimento, nato in America e in Inghilterra, come risposta all'attuale “caos sociale”, e la cui filosofia si sta rapidamente diffondendo nel resto dell'occidente. Si tratta soprattutto di giovani, che riescono a fare a meno delle cose superflue, anche con l'ausilio degli attuali strumenti tecnologici, e che rinnegano le logiche del consumismo compulsivo e della globalizzazione selvaggia. La nascita e lo sviluppo di questo movimento ha fornito senz'altro uno spunto per l'elaborazione del libro.  
Al di là dei richiami storico-culturali e di attualità, nel libro Less is More rappresenta un chiaro messaggio: svuotarsi della materia per ricercare una naturale dimensione spirituale.  

Sorella Luna evoca certamente il Cantico delle creature, composto da San Francesco agli inizi del XIII secolo, che rappresenta il primo testo della letteratura italiana. Il Cantico delle creature è una lode a Dio e un inno alla Vita, la contemplazione del Creato per lodare il Creatore. San Francesco definisce ogni creatura naturale come “Fratello” e “Sorella”, ponendo così l'uomo al loro stesso livello, in quanto anch'egli creatura, dotata però del libero arbitrio; l'uomo potrà trovare beatitudine solo lodando Dio, con  un rapporto di fratellanza tra l'Uomo e la Natura. 
Nel libro, Sorella Luna viene rappresentata metaforicamente da una “donna ideale” (Sabina, chiamata anche Sorella Luna nell'ultimo paragrafo intitolato Chiacchierando con Sabina), con la quale l’autore dialoga (chiacchiera in maniera spontanea) rivelando le componenti più intime del suo carattere, in un rapporto di reciproca apertura; Sorella Luna, con il medesimo significato francescano di “amica fedele”, rappresenta dunque un orizzonte a cui tendere, partendo dalla nostra realtà concreta. 
Il tutto è racchiuso nel titolo del libro Less is More... Sorella Luna: un “ponte virtuale” tra materia e spirito, tra presente e futuro: seguire la strada della Vita (riportata simbolicamente anche nella copertina: Omega e Tau) senza “sbandamento”, abbandonando tutto ciò che ci distrae e ci opprime (Less is More: il “modello ideale”) per riscoprire la felicità perduta o dimenticata (Sorella Luna: la Vita, la Natura, la Donna, quale parte complementare dell’uomo). 

I puntini di sospensione (...) rappresentano questo “ponte ideale”, che bisogna ancora costruire; compiere uno sforzo per raggiungere l’obiettivo, per conquistare nuovi spazi è coltivare le emozioni e i desideri. La Luna è anche il traguardo più lontano raggiunto dall'uomo, rappresenta pertanto un riferimento, un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza, per compiere nuove imprese. 
  
Il dialogo, in realtà, è concepito sotto la forma di monologo, proprio per esprimere il pensiero intimo e sincero dell'autore e per sottolineare la ricerca di qualcosa che ancora si conosce poco; i puntini di sospensione, inseriti in varie parti del dialogo, così come per il titolo del libro, servono anch’essi per rafforzare la componente aleatoria di questa ricerca. 
Nel titolo possiamo cogliere anche un'ulteriore significato: Less is More è in lingua inglese, la lingua della globalizzazione, Sorella Luna è la lingua della mia terra, l'Italia. Il significato di una frase scritta in lingue diverse si coglie solamente comprendendo entrambe le lingue, che significa soprattutto comprendere le diverse culture. Tradurre e capire sta a significare, pertanto, la necessità di compiere uno sforzo per raggiungere un'integrazione costruttiva ed equilibrata. Il titolo rappresenta quindi anche una volontà di integrazione e di fratellanza tra i popoli della Terra.

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Sostieni nelle tue pagine che nella società contemporanea il consumismo e la globalizzazione hanno portato a un “sovraccarico” delle attività dell’uomo e delle sue capacità cognitive. Puoi fare degli esempi di ciò che intendi?

Il consumismo rappresenta una “moderna utopia” per il raggiungimento di uno stato di felicità e di benessere. Possedere beni materiali superflui significa, oggi più di ieri, stabilire una misura della propria posizione e realizzazione sociale, svincolata dalle reali volontà e necessità personali. Si instaura così una sprezzante competizione, tra persone appartenenti al medesimo gruppo sociale,  nella quale prevalgono sentimenti di invidia, arrivismo, egoismo, snobismo... in tal modo, la felicità individuale è quindi inversamente proporzionale al grado di soddisfazione delle altre persone, e questo crea uno stato di frustrazione di cui potremmo fare a meno. 
Recenti statistiche smascherano il sistema del consumismo, capovolgendo addirittura il teorema: alcuni paesi che definiamo “poveri”, in relazione al Prodotto Interno Lordo (PIL), sono più felici dei paesi considerati ricchi; si parla oggi di FIL – Felicità Interna Lorda – per valutare il benessere di un paese; siamo arrivati a smentire la tesi del teorema e dobbiamo sforzarci per formulare nuove ipotesi e nuove teorie se vogliamo davvero avvicinarci alla felicità. 

D'altra parte, il processo di globalizzazione, fortemente voluto dai paesi industrializzati, è stato attuato, ed esteso praticamente a tutto il mondo, con una velocità inumana, trascurando gli squilibri economici e i diversi sistemi politici dei vari paesi. La liberalizzazione selvaggia dei mercati internazionali è stato un vero e proprio tsunami, che ha travolto e spazzato via culture secolari e tradizioni consolidate; tutto viene rimescolato nel vortice del tempo e non sappiamo ancora dove ci ritroveremo, quando la tempesta sarà passata. 
Siamo così bombardati da messaggi multiculturali e da elementi materiali di ogni genere e provenienza; non c'è il tempo per digerire reciprocamente le varie culture e tradizioni, e così sommiamo tutto invece di integrare e trasformare. Non esiste una strada comoda per raggiungere determinati obiettivi, bensì molteplici percorsi di cui non conosciamo quasi nulla e che non sappiamo ancora percorrere. La risposta dell'uomo, a questa confusione, si concretizza in un atteggiamento multitasking, simile ad un computer che esegue contemporaneamente più programmi. Lo notiamo soprattutto nei giovani di oggi, costretti a reagire agli impulsi esterni di varia natura e a conciliare attività tradizionali con altre della modernità. 
Secondo recenti studi l'uomo multitasker è distratto e impaziente, non riesce a concentrarsi per sviluppare un progetto e portarlo a termine in maniera corretta. Si è constatato infatti che il cervello umano riesce ad affrontare bene un solo problema alla volta; affrontare più problemi contemporaneamente riduce le capacità del cervello e, alla lunga, lo danneggia. 

Per fare un esempio, prendiamo in considerazione le statistiche sull'apprendimento scolastico, che rivelano una difficoltà degli studenti nella matematica e, in generale, nelle materie scientifiche, ovvero in quelle materie in cui ci vuole estrema concentrazione e pazienza per risolvere i problemi. Un ragazzo moderno è oggi connesso ad internet permanentemente e, mentre studia riceve telefonate, vari beep lo avvisano di aver ricevuto un messaggio o che c'è qualcuno in chat, ascolta musica diversa, si deve poi organizzare per andare in piscina... e così coscientemente il cervello va spesso in tilt. 
Stessa cosa per l'apprendimento delle materie umanistiche: per esempio, le statistiche rivelano una difficoltà dei giovani a scrivere in corsivo e un'estrema banalizzazione della lingua scritta e orale, con una contrazione delle parole e un uso casuale della punteggiatura. 

Con la globalizzazione possiamo accedere ad ogni cosa, scambiarci praticamente tutto, e il consumismo ci obbliga a seguire molteplici impulsi, trascurando così le nostre vere vocazioni e le nostre volontà. Tutto si appiattisce in una “mescola amorfa”, e non riconosciamo più le differenze e le specializzazioni. Per questo affermo che il consumismo e la globalizzazione, ciascuno per le proprie responsabilità, sono i veri killer dell'uomo; ammazzeranno il suo cervello se non corriamo subito ai ripari.

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Conosci il panorama minimalista nel web italiano? Cosa ne pensi?

Il minimalismo in Italia non ha ancora raggiunto una sua dimensione: ci sono sporadici episodi, che rappresentano spesso un'imitazione o una semplice traduzione di ricerche e di concetti sviluppati in altri paesi. 
Pensiamo all'America o all'Inghilterra nei quali esiste una letteratura sterminata sul  minimalismo, in tutte le sue applicazioni e sfaccettature.

Ci sono, tuttavia, numerosi spazi internet, direttamente o indirettamente minimalisti, come alcuni siti, blog e forum che trattano tematiche come il decluttering, lo space clearing e la filosofia Zen. Ci sono poi altri spazi internet sul minimalismo artistico, sulla pittura, l'architettura e persino sulla musica. 

Un sito originale, e ricco di spunti e contenuti interessanti, è sicuramente il vostro, “Androide Minimalista”; senza alcuna “sviolinata” vi faccio i miei complimenti per voler ricercare, anche nella tecnologia, una forma comoda e funzionale di minimalismo, per alleggerire le attività umane alla ricerca del vero benessere. 
Personalmente auspico che il vostro esempio sia seguito da molti altri, nei vari ambiti delle attività umane, per ricercare insieme una linea comune, per fare spazio ai nostri sogni e al nostro futuro.

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A quale pubblico consigli la lettura del tuo libro? Con quali obiettivi lo hai scritto?

Il libro si rivolge a tutti, dai ragazzi ai nonni. 
Essendo io un ultraquarantenne, anche se da poco, e avendo narrato nel libro anche alcune esperienze della mia infanzia, può darsi che il libro riscuoterà maggiormente il favore del “pubblico adulto”. Tuttavia, consiglio a chiunque la lettura del libro, perché siamo tutti immersi nel medesimo caos e tutti dobbiamo sforzarci per ripulire il nostro spazio vitale. In questo devo “spezzare una lancia” a favore dei giovani di oggi, che sono i primi a ribellarsi alle zavorre della vita moderna, come testimoniamo numerosi articoli, post, libri e pubblicazioni varie in ciascun angolo del mondo.

Come affermo anche nella prefazione, «lo scopo di questo libro è quello di stimolare il lettore a scambiare delle opinioni e a riflettere su tematiche contemporanee che riguardano soprattutto la sfera dell’equità sociale e delle cosiddette “questioni etiche e morali”; stimolare il pensiero, per non cadere nella trappola del relativismo e per ripartire con la giusta marcia e con quella modestia che ha fatto dell’uomo il “padrone indiscusso della sua terra”.»

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Puoi citare quello che secondo te rappresenta il passaggio più significativo del tuo libro?

Il libro si divide in due parti. 
Nella prima parte si analizzano le componenti principali che caratterizzano il pensiero e i comportamenti dell'uomo; la seconda parte è una raccolta di considerazioni personali, scaturite dall'osservazione della realtà contemporanea e da alcuni eventi di cronaca realmente accaduti. Si è cercato di contestualizzare i principi e le considerazioni, descritte nella prima parte del libro, con eventi e considerazioni di attualità, sottolineandone soprattutto gli aspetti umano-spirituali. Via via che si scorrono le pagine del libro si scopre una rarefazione dei contenuti materiali, filosofici e religiosi, per introdursi nella realtà contemporanea, che rappresenta la somma algebrica di elementi positivi e negativi, di pro e contro. 
L'ultimo paragrafo del libro, come già detto, intitolato 'Chiacchierando con Sabina', è in realtà un monologo con il quale l'autore descrive il suo pensiero e le sue emozioni, rivolgendosi a una donna ideale, Sabina (alias Sorella Luna). Questa parte viene inserita, alla fine del libro, per ristabilire un equilibrio tra contenuti tecnico-nozionistici (richiami sociologici, filosofici, religiosi, politici, statistici, economici...) e contenuti spirituali (emozione, sentimento...). 
Il dialogo, e quindi il libro, termina poi con una poesia che descrive il paesaggio al crepuscolo e la riscoperta del giorno e della luce, con un abbraccio a Sorella Luna (Sabina), ovvero con il desiderio di condividere con lei i sentimenti e le emozioni della Vita. 

L'autore vuole certamente comunicare qualcosa, ma quel qualcosa ciascuno lo interpreta come vuole, come in ogni poesia.
In realtà, ritroviamo spesso nel libro alcuni aspetti “naturali” e spirituali, che ne costituiscono la vera chiave di lettura. La mia volontà, espressa alla fine del libro, è quella di creare una “rottura” con la parte tecnica e nozionistica del testo, per lasciare una traccia a chi legge il libro e farlo riflettere così sul vero senso della vita; è un po’ come una battuta comica, dalla quale scaturisce un sorriso proprio per la sua improvvisata “invadenza”. 
Questo è forse il passaggio più significativo del libro, necessario per esprimere anche il sentimento, nel nostro “arido mondo”. 

Il libro, in realtà, non possiede una propria unitarietà stilistica, nel senso canonico del termine: si può inquadrare nella saggistica, per la forma con cui vengono analizzate alcune tematiche sociali, nel giornalismo, per il voler ricercare un contesto, reale e concreto, nel quale poter descrivere i fatti della quotidianità, nella narrativa e nella poesia, per la volontà dell'autore di lasciare aperta una via d'uscita al pensiero e alla fantasia, per riportare nel sogno la vera sorgente di Vita. I puristi della letteratura saranno probabilmente contrari a questa forma di comunicazione, ma si tratta, anche qui, della semplice volontà di espressione di una libertà senza confini, di quella libertà che dovrà coinvolgere anche il sesto senso, affinché l'uomo, da alieno nemico, torni ad essere parte integrante della Natura.

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Grazie della bella chiacchierata Pietro! Desideri aggiungere altro?

Ho detto fin troppo; continuando il discorso correrei il rischio di non essere preso sul serio nel definirmi un seguace del minimalismo. 
Perciò, vi ringrazio e vi saluto con poche parole: Less is More... Sorella Luna




Per approfondire, questa è la pagina dedicata al libro sul sito dell'editore, mentre questa è la pagina Facebook.






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1 commento:

  1. Complimenti allo scrittore e all'intervistatrice. Sono argomenti interessanti da approfondire. Saluti. Sarà.

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